La saga della Lanterna
- Gianni Spartà
- 13/12/2025
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Il rebus esoterico di Biumo
Joseph Mac-Crae chi era costui? La filologia ha approfondito studi negli anni recenti e sembra assodato che fosse un frate medievale di origini scozzesi appartenente alla nobile famiglia Scotti-Douglas di Piacenza, per di più cugino del cardinale Bernardino, il più illustre della dinastia. E sempre un mistero invece la vecchia Lanterna, svettante su convento carmelitano, di cui Joseph era guardiano. Essa sorgeva al centro di una vasta prateria a Biumo, castellanza di Varese, tra la chiesetta della Madonnina e Porta Regondello. Orientava il cammino di centinaia di pellegrini in viaggio verso Roma lungo la Via Francisca, costituiva una tappa dell’anima, ma anche del corpo, perché una volta messo piede in quel luogo magico il frate offriva dolci, tè, whisky ovviamente scozzese e prima della ripartenza invitava gli ospiti ad allungare di qualche chilometro il Cammino per portare devozione alla Madonna del Sacro Monte sopra Varese. Joseph di prendeva cura di quella torre con dentro un lume come hanno fatto per anni i custodi dei fari marittimi. Ma qui siamo a latitudini prealpine e questa storia fantastica della Lanterna di Biumo ha oramai il profumo della saga. La saga di un Harry Potter con la veste da frate che di tanto intanto, per vie esoteriche, fa trovare qualche documento a un suo discendente che ha un nome fortemente indiziario. Si chiama infatti Giuseppe Crea - che ad Harry Potter un po’ somiglia - e quel nome e cognome sembrano la visionaria traduzione italiana di Joseph Mac-Crae. Forse sta qui la soluzione del rebus letterario ma non chiedetela al Crea contemporaneo, avvezzo al silenzio da buon consanguineo di un frate, per giunta guardiano. Al massino vi porgerà un fascicoletto di trentuno pagine con i numeri romani, vi inviterà a leggere la nuova puntata della Lanterna di Biumo e vi dirà di aspettare la prossima. Intanto si scopre la strana storia di come frate Joseph abbinava e mestoli e pentole, a seconda della pietanza. Ce ne voleva a pagaia per preparare il pollo alla cinese, uno a schiumarola per la zuppa grigionese, uno in rame ramaiuolo per lo stufato di carne e patate, uno a cucchiarella per il baccalà mantecato all’olio d’oliva. I mestoli erano sette, impettiti come granatieri nella cucina del frate, e sette le pignatte mantenute lucide a forza di gomito. Provenivano da varie parti del mondo, tutte dono di coloro che, attirati dalla Lanterna, e magari partiti da Santiago per recarsi a San Pietro in occasione di qualche Giubileo, lasciavano al convento una stoviglia della loro tradizione culinaria. Oggetti rari, con forme strane, ciascuno legato a qualche rito iniziatico che segreto era e tale deve restare. Poi quel numero: sette come i laghi, come e i parchi i colli di Varese, sette come i peccati capitali e i giorni della creazione. A Mister Giuseppe piace suscitare interesse e suspence sennò di cognome non farebbe Crea che suona creatività. E’ calabrese di nascita, varesino d’adozione, per mestiere fa il funzionario alle Poste, per passione il dietista ed ecco un’altra analogia con le stoviglie del convento di Joseph. Ma ormai è conosciuto per quella benedetta Lanterna che prima o poi diventerà di diritto leggenda. Come il cravattino nero e lo smoking indossati da Giuseppe Crea (foto) la sera di San Silvestro per il suo personale messaggio di Capodanno che poi spopola sui social. Chissà se la voce è arrivata a Mattarella?