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Varese cade da cavallo

  • Gianni Spartà
  • 03/07/2025
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Bettole in crisi

Non è una bella cosa se Varese perde le staffe e cade da cavallo come avviene nel caotico finale di una gara allo steccato o alla nervosa partenza di un palio nella piazza medievale che una volta l’anno diventa il centro del mondo. Sapete, le metafore servono. E nel caso della crisi delle corse alle Bettole, comune a tutta l’ippica nazionale, servono a dire che la questione non è di soldi, ma di faccia, non riguarda un conto economico ma l’orgoglio, la storia, l’immagine di un territorio italiano, il primo entrando dalla Svizzera scherzava un collega, sicuramente uno dei più fortunati. Un ippodromo con il Sacro Monte in fronte non ce l’ha nessuno: non è un impianto sportivo, ma il quadro di uno di quei pittori ottocenteschi che se ne andarono per queste contrade a celebrare il paesaggio lombardo. Ecco perché il calcio negli stinchi della fine di una tradizione o di una sua metamorfosi maligna va scongiurato e in ogni caso fa molto male.Con l’aria che tira questo non è il problema numero uno: chiaro. Fanno più rumore i giovani in fuga da dove una volta venivano a frotte, gli infermieri e i periti tecnici risucchiati dagli stipendi svizzeri, le industrie di casa pilotate da fondi d’investimento arabi, le banche locali da gnomi forestieri. Nemmeno ci si ricorda più da quanto tempo ci ritroviamo “sbancati”. Succede dappertutto, qui siamo stati precoci. No, la crisi dell’ippodromo di Varese, il rischio che arrivi qualcuno da chissà dove e ci faccia una pista di motocross, induce alla malinconia per un altro motivo: è una stecca nel coro. Un rinato canottaggio, onusto di glorie locali come d’altra parte le corse dei cavalli, produce centomila pernottamenti all’anno. Un redivivo palazzo del ghiaccio potrebbe giocare un ruolo soddisfacente nei calendari di Milano-Cortina 2026. L’aeroporto del volo a vela a Calcinate non è mai deserto e sui campi da golf a Luvinate, Cadrezzate, più a sud attorno alla Malpensa, sventolano bandiere americane, tedesche, australiane che segnalano sponsorizzazioni e quindi dané. Poi c’è il grande exploit del ciclismo che a novembre con il master mondiale di ciclocross richiamerà le genti più disparate, i migliori produttori di biciclette e riempirà gli alberghi. Dicono qualcosa trentamila letti occupati nei giorni del trittico lombardo, Tre Valli in testa? Tralascio il basket, di nuovo in rimonta, perché quello è un santuario a parte, un luogo del cuore con caratteristiche popolari mentre ippica, golf, il canottaggio, il volo, il tennis è come se appartenessero a uno scrigno di discipline esclusive che si svilupparono a Varese quando veniva a villeggiarvi la migliore nobiltà milanese. La città ha avuto tre ippodromi, il primo nacque a Casbeno (1878) all’ombra del Grand Hotel Excelsior e dei suoi ospiti d’alto bordo, musicisti e poeti, il secondo a Masnago nel 1896, l’attuale risale al 1911 e racconta competizioni e cene di lusso nel ristorante con vista dall’alto sulla pista, scommesse audaci e appuntamenti galanti, passerelle per personaggi della politica e grand commis delle istituzioni, gran premi dedicati a bei nomi della Milano da bere. Anche a Berlusconi e al suo amico Ermolli. Ho interrogato il medico Mario Carletti che negli anni 80-90 seguiva le gare come cronista. Ricorda borderò con 9-10mila spettatori, una festa che durava da giugno a settembre.  Il famedio della Società Varesina Incremento Corse Cavalli sfodera un elenco di famiglie illustri che amavano i cavalli e gli affari: Curti, Pastorelli, Carlini, Palvis, Redaelli, Guzzi, Pinuccio Molteni invincibile gentleman con un record di mille vittorie.  Oggi i gestori sono gli eredi di Giovanni Borghi, di cui ricorrono 50 anni dalla scomparsa. A Mister Ignis questa situazione di incertezza avrebbe dato l’orticaria. Lui aveva il culto delle scommesse e l’ippica lo intrigava senza farlo impazzire. Spasimò per due purosangue, Gai Logis e Chiese, lunatico in primo, principe delle scuderie il secondo. Ora, con un bando in scadenza a settembre il Comune intende trovare nuovi gestori, qualcuno in grado di allargare il business, di ampliare l’utilizzo dell’impianto. Concerti e spettacoli all’aperto? Una sorta di Forum d’Assago? Poi però questi luoghi vanno riempiti di pubblico. Insomma un bel pasticcio, ma come sempre a Varese circondato da un bel pacco di indifferenza. O di chi se ne frega

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Guido Borghi Carlo Curti Bettole ippica

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