Il coraggio di Siilvio
- Gianni Spartà
- 28/06/2025
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Paul Harris dal Rotary Varese
Se sei abituato da una vita a dare una chance a persone disabili coinvolgendole e accompagnandole nelle gare paraolimpiche; se ti fai prossimo tra anziani ricoverati nelle Rsa, aiutandoli a non sentirsi soli; insomma, se gli ultimi, gli scarti, i fragili vengono prima della tua persona, vuol dire che l’altruismo ce l’hai nel sangue. Ma se un brutto giorno uccidono tua figlia a 23 anni, dopo averla plagiata e drogata, se la sotterrano in un bosco quando ancora respira, vale lo stesso la regola del “dare una chance”? Novantacinque persone su cento non avrebbero dubbi: no, non si può, questo è contro natura. A uno dei cinque invece è sembrato naturale dire sì. Poteva scegliere tra due modelli: il giustiziere della notte e il frate Cristoforo dei Promessi Sposi. Ha scelto il secondo. Ha aiutato l’assassina di sua figlia, altrimenti si sarebbe persa per sempre, ha capito che lei era finita in un giro di farabutti invasati di satanismo e che senza quel bagno di male e di sangue, mai avrebbe assistito e collaborato all’omicidio di una sua amica. Parliamo di Mariangela Pezzotta, una delle vittime delle Bestie di Satana. Chi non ricorda questa storiaccia di cui si occupò anche la BBC mandando suoi reporter nella brughiera attorno a Malpensa? Correva l’anno 2004. Senonché il male si dimentica, dal bene si impara. E allora in una sera d’estate il Rotary Varese ha voluto prelevare dagli archivi la lezione impareggiabile di Silvio Pezzotta, il papà di Mariangela, e a sorpresa gli ha conferito la “Paul Harris”, la massima onorificenza internazionale che non è consuetudine attribuire ad esterni. Anche un paludato Rotary nato nel 1928 può cambiare spartito se sul podio sale un presidente con la sensibilità di Masssimo Pozzi. Diciamo la verità: la “Paul Harris” non cambierà la vita a Silvio Pezzotta al quale vogliono bene anche i sassi. Da anni rifiuta comparsate televisive e se gli dite che salvando Elisabetta Ballarin, complice nell’assassinio di Mariangale, facendola studiare in carcere e poi laureare, ha rotto tutti gli schemi in un mondo dominatoi dall’odio, lui vi dà questa risposta: “Non l’ho perdonata, sia chiaro. Chi sono io per perdonare? Però ho pensato che lei andava tenuta fuori dal mazzo. La conoscevo da quando era bambina, Elisabetta non era una Bestia di Satana, come non lo era Mariangela. Quando è morta sua madre uccisa da una fuga gas mi sono detto: adesso non ha più nessuno, ci penso io». Dunque un motivo di riflessione: siamo abituati a pensare che il bene e il male sono due piante isolate. Invece il grano e la zizzania crescono insieme nello stesso campo Ignorandolo si diventa talebani, ideologici, ripiegati su sé stessi. Quell’uomo alto e massiccio, presidente di società sportive e di case di riposo, organizzatore di gare ciclistiche, ha capito che nemmeno il dolore più atroce è privo di senso. Limitandosi a dirlo ci si riempie la bocca, praticandolo si entra nella storia dell’uomo. Non solo in quella di un Rotary in una sera d’estate con tutti i presenti in piedi in una commovente standing ovation.