Ciclone Bambi
- Gianni Spartà
- 04/12/2025
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Premio Chiara in lutto
Metà settembre, la villa di Sant’Ambrogio inondata di sole, Bambi seduta in poltrona sotto la finestra, una mazzetta di giornali gettati per terra. Sguardi persi. E adesso che l’hanno dimessa dall’ospedale, chi la tiene ferma una così, chi la convince a dimenticare tutto: il Premio Chiara, gli editori, i finalisti, la serata conclusiva a Villa Ponti tra meno di un mese, i fiori alla presentazione degli autori…. ”Mariano ricordati i fiori. Mi raccomando”. “Si, Bambi lo faccio tutti gli anni, stai tranquilla”. Assisto alla scenetta. Che dire in queste situazioni? Brutta operazione alla testa, prognosi infausta, terapie potenti, recupero difficile, forse impossibile. Rompo l’indugio con un pretesto a lei caro: “Sai Bambi, siamo a cinquant’nni esatti dalla scomparsa di Giovanni Borghi”. Una pausa, una specie di vuoto, poi lei si accende come una torcia: “Dobbiamo fare qualcosa, il “Chiara” deve fare qualcosa, non possiamo ignorare la data. Adesso chiamo Romano…Mariano ricordamelo”. Mariano è l’amico, il compagno di raid ciclistici, l’uomo vissuto cinquant’anni accanto a una moglie sempre in corsia di sorpasso. Romano è Romano Oldrini, memoria storica del Premio e questo raccontino familiare incarna Spes contra Spem, la speranza che resiste di fronte a circostanze disperate. Così Bambi ha percorso l’ultimo miglio: era il suo bello non arrendersi a costo di apparire superficiale, andava fino a quando un muro le si fosse parato davanti. E ’accaduto ieri mattina alle dieci una stanzetta d’ospedale. Un distacco sereno. Si può solo sunteggiare l’opera trentennale della figlia della buona borghesia milanese, dell’ex allieva delle Orsoline, della ragazza affascinante approdata a Varese per amore. Quando si sposarono Bambi e Mariano la Varese dell’epoca brindò a un matrimonio regale, perfetto, belli e benestanti tutti e due. In una città che dicono fredda verso i libri, Bambi Lazzati ha fatto crescere un premio letterario intitolato a uno dei dodici scrittori-simbolo del Novecento. Diciamo la verità: Piero Chiara non era amato da vivo, chi si riconosceva indispettito nei suoi racconti pruriginosi, gioco d’azzardo, contrabbando, sesso, soldi, lo avrebbe strangolato mentre era seduto di vedetta al Caffè Zamberletti per carpire gesto, una frase, una trama. Morto il Vate l’ultimo giorno dell’anno 1986, non era scontata la valorizzazione della sua eredità letteraria, men che meno un concorso, non paragonabile allo Strega, certo, ma dignitoso. Invece un assessore, Antonio De Feo, e due giornalisti, Max Lodi e Pierfausto Vedani, gettarono il cuore oltre l’ostacolo inventandosi un Premio che quatto anni dopo, finito nel vortice di “Ciclone Bambi”, generò l’Associazione degli Amici di Piero Chiara dalla quale trasse le energie, anche private, per imporsi a livello nazionale. Fondamentale l’aiuto di Gottardo Ortelli. Come abbia fatto Bambi ad accreditarsi nelle più importanti case editrici di Milano, a intercettare autori, cantanti, musicisti, filosofi, giornalisti, mecenati, a bussare a porte stellari e a essere sempre accolta potrebbe spiegare solo gli intimi e nemmeno loro. Parlandone da viva, Bambi aveva la forza della spregiudicatezza. E qualunque interlocutore, anche il più prestigioso o il più snob, davanti a lei finiva per sentirsi inadeguato o complessato: come faccio a negarmi a una che mi invita a un evento di provincia con questa carica addosso? Le dico di sì senno la brutta figura la faccio io". Così l’irraggiungibile Alberto Arbasino venne a Varese accompagnato da Inge Feltrinelli per farsi decorare alla carriera. Arrivarono su una spider rossa. Mi piace salutare Bambi e abbracciare Mariano leggendo due cifre cronometrate tempo fa Carlo Zanzi, prof di atletica: 14 secondi e 36 centesimi. E’ il record mai battuto nella corsa di 80 metri a ostacoli da Andrea Lazzati, allievo della scuola media Vidoletti. L’ Angelo Biondo, così lo chiamava Bambi, morì tragicamente a 22 anni. Bello saperlo di nuovo tra le braccia della mamma.