L’ictus di AI
- Gianni Spartà
- 21/05/2025
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Il sindaco artificiale di Varese
Mario Monti ha raccontato d’aver chiesto all’Intelligenza Artificiale di segnalargli se ci sono stati presidenti del Consiglio italiani nati a Varese. La risposta è stata: no, nessuno. Sorpreso e indispettito, il Professore ha riformulato la domanda e la seconda volta nel responso c’era il suo nome. Sollievo dell’interrogante . Incuriosito dal cruciverba informatico ho digitato anch’io la parolina magica ChatGPT e a proposito di varesini per nascita volati a Palazzo Chigi ho avuto il verdetto seguente: Mario Frattini, nato a Varese l’8 novembre del 1910, presidente del Consiglio dal 1987 al 1988. E’ stato ministro delle Finanze, del Bilancio, della Programmazione economica e degli Affari esteri. E’ stato anche sindaco di Varese. Il botto finale mi ha stordito: col cognome Frattini ho conosciuto un bravo pittore, un medico del Varese calcio, un valoroso idraulico. Pensando a un sindaco di nome Mario mi viene in mente Ossola. O l’AI ha avuto un ictus o ha preso fischi per fiaschi risvegliando lo spirito di Franco Frattini che ha presieduto sì un Consiglio, ma quello di Stato. In ogni caso a Palazzo Estense non ha messo piede mai. Il risotto del mio amico cuoco Maurizio è celebre per profumo e cottura. Quello cucinato da ChatGPT è rancido. Ne finisse una cucchiaiata in una tesi di laurea, lo studente sarebbe radiato da tutte le università d’Europa, seguito dal suo professore in caso di culpa in vigilando. Già che c’ero ho digitato un altro quiz: abbiamo avuto presidenti del Senato italiani nati a Varese? Risposta: non ho informazioni specifiche, ma posso dire che una donna ha ricoperto la carica, Elisabetta Alberti Casellati. E chi gliel’ha chiesto? Per la cronaca nacque a Varese 80 anni fa Carlo Scognamiglio, seconda carica dello Stato dal 1994 al 1996 in quota Berlusconi. Prove a discarico nel processo all’Intelligenza Artificiale: non è un gioco di società per narcisi e orfani di autostima, bisognosi di ritrovarla nell’universo degli algoritmi. No, è una tecnologia potente che sta cambiando la vita ai medici, e dunque ai pazienti, ai pubblici amministratori, e dunque ai cittadini, agli scienziati e quindi all’umanità intera. Giorni or sono al Rotary un pioniere della diagnostica per immagini faceva confronti con quello che si scopriva fino a dieci anni fa e a quanto (molto di più) si scopre ora. Progressi imprevedibili. Il problema è come evitare che l’occhio clinico dei camici bianchi si chiuda a furia di non essere usato. Il rischio c’è: dipende dal senso di responsabilità della categoria e dal saper discernere di ciascuno medico. La comprensione collettiva delle rivoluzioni tecnologiche e delle grandi invenzioni non è mai stata immediata. Non tranquillizza leggere che l’intelligenza artificiale non soppianta quella naturale: teorema da dimostrare. Nessuno immagina come girerà il mondo tra cinquant’anni, se ci saranno più robot che uomini. A giudicare dai numeri c’è un deficit di nuove culle mentre nei laboratori cinesi e giapponesi gli algoritmi crescono e si moltiplicano, mettono su famiglie virtuali, invadono uffici e comportamenti. Se una volta “ti leggo nel pensiero” era una frase d’amore, ci sono già i riconoscimenti facciali per consentire o negare un accesso e Alexa in pochi anni è diventata una vecchia befana con la quale giocano i bambini in salotto ordinandole di accendere una lampada e la tv. Reggeremo all’assalto dei neuroni artificiali? A che prezzo? Non lo sappiamo, le rivoluzioni tecnologiche sono micidiali e silenziose: a un certo punto ci siamo ritrovati tutti con un video su una scrivania e una scatoletta illuminata nella tasca. Al Giro d’Italia meditano di pensionare le ammiraglie: i giudici di gara potrebbero fare il loro lavoro da casa. Resta il mistero della fake news sul sindaco artificiale di Varese nato nel 1910: da dove è sbucato quel Mario Frattini?