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Esaurite le scorte

  • Gianni Spartà
  • 27/07/2022
  • 0

Avviso ai naviganti

Si fa presto a dire Agenda Draghi volendo storicizzare colui che la stava mettendo a punto  e gliel’hanno strappata dalle mani. E poi un conto è un governo guidato da Draghi, un altro il suo testamento affidato a chissà quale esecutore. No, l’espediente dell’agenda con non funzionerà­: lo sanno anche quanti lo propugnano semplicemente perchè non c’è altro da dire. Questa la prima considerazione. La seconda riguarda il duello surreale alle viste tra le le brutte copie moderne o le caricture di ex comunisti ed ex missini, cioè tra i favoriti nella partita del 25 settembre che tutti vorremmo fosse domani a beneficio della bile. Partito democratico contro Fratelli d’Italia, Letta contro Meloni, pronosticano i sondaggistii. Significa, se sarà così, che la Seconda Repubblica è stata una vergognosa fiction, che negli ultimi trent’anni i suoi attori non hanno costruito nulla di nuovo o l’hanno fatto con cemento farlocco.  Federalismo, contratto  con gli italiani,  governi stabili, meno tasse, bipolarismo perfetto: tutte balle. Chi prometteva un  milione di posti di lavoro oggi s’impegna a piantare un milione di alberi se lo fanno presidente del Senato.  Aggiungenteci la corsa al centro, refugium peccatorum ogni qualvolta si pensa che si possa sempre attrezzare una DC 4.0 sommando una serie di vuoti a perdere e avrete la cronaca di quanto sta succedendo a una sertimana dal draghicidio.  Che all’estero definiscono un colpo di stato coperto dalla foglia di fico  della democrazia. Hanno silurato il professore di Harvard convinto da Mattarella a fare supplenza in una scuola di scappati di casa. Lui giù dal trono più scomodo dalla Liberazione a oggi per la guerra in Europa, Conte e Salvini ancora in circolazione, il primo senza faccia, il secondo senza barba. Con loro un Berlusconi che si  è tolto l’ultimo sfizio a 85 anni accoltellando Cesare senza sporcarsi le mani. Non godeva così dal giorno in cui cadde Monti, compare di Draghi ai suoi occhi iniettati di narcisismo ansioso. Il dibattito politico, insomma, ha questi connotati lontani mille miglia dai problemi degli italiani e degli europei. Non consola che anche nel Regno Unito della Thatcher e nella Germania della Merkel siano scesi in campo figuranti. La crisi dei leader è mondiale. Non dimentichiamo gli ultimi presidenti degli Stati Uniti, prima Trump, adesso il non classificabile Biden. L’unico in forma, ma sotto il profilo della malvagiità criminale e della furia assassina, è Putin. Un giorno prima ha promesso il via libera alle navi che devono rifornire di grano l’Africa affamata, il giormo dopo ha bombardato i porti di Odessa. Gioca al masssacro e rivingorisce. Gli storici ci spiegheranno perchè Gheddafi e Bin Liden sono stati braccati e alla fine uccisi mentre  il  boia del Cremlino ha resistito, resiste, resisterà a lungo. L’Ucraina sarà il Vietnam del terzo millennio.  Avviso ai naviganti della campagna elettorale italiana: eliminato anche Draghi, è a secco la  cantina nella quale la Repubblica conserva il vino migliore. Siamo in riserva. O lo trova la politica un premier decente, presentabile, capace di durare al fuoco lento che brucia chiunque varchi la soglia di Palazzo Chigi, ma nessuno osa tratteggiarne il profilo a oggi, oppure staremo a lungo a bagnomaria. Il Colle, al quale questo onere  è stato delegato da più di dieci anni in qua, ha esaurito le scorte.

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