Centrale delle mie brame
- Gianni Spartà
- 15/09/2021
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Un treno da Varese
La scena è la seguente: uno svizzero s’avvicina alla biglietteria della stazione Trenitalia di Varese, chiede un biglietto per Zurigo, controlla il binario e va a sedersi in carrozza. Itinerario: Arcisate, Stabio, Mendrisio, coincidenza con le linee internali cambiando marciapiede a Lugano. Turno successivo: un italiano fa la stessa cosa, deve andare a Genova, ma di biglietti gliene danno due: uno per la destinazione finale, l’altro per Milano Centrale, ma partendo da Gallarate oppure da Busto. Alternativa il Malpensa Express da Saronno. Da Varese alla Centrale non c’è verso d’andare in presa diretta. Dei 186 treni che ogni giorno collegano con la metropoli un capoluogo moderno, mica l’Eboli di Carlo Levi, nessuno, salvo rarità, porta passeggeri nell’hub più importante d’Italia con quello di Roma. Sorpresa: no, risaputo. Imbarazzo: sinceramente sì. Per trent’anni hanno osannato Varese “porta d’Europa”: ragioni di bottega politica. La verità è che eravamo ridotti a un “cul-de-sac” nel quale gli altoparlanti annunciavano ai viaggiatori di scendere in fretta: stazione di Varese, termine corsa. Avanti non si va. Solo indietro. Poi sei chilometri di binari costruiti a fatica tra Valceresio e Mendrisiotto hanno infranto il confino. Adesso da Varese si raggiunge anche a Como via Chiasso. Aperti finalmente a nord, sempre collegamenti insufficienti verso Milano che era e resta la nostra miniera d’oro. Dalla Belle Epoque in avanti la città giardino è nel cuore della Madonnina e dei suoi abitanti. Bene: il legame, non solo affettivo, provochi uno scatto d’orgoglio. Dovevano diventare metropolitane all’aperto i treni da e per Milano. Ancora non ci siamo anche se molte cose sono migliorate a bordo e nelle stazioni, a cominciare dalla qualità del personale: quella ragazza che vendeva il biglietto allo svizzero parlava tedesco. Doveva fare il botto l’aeroporto del terzo millennio costruito scarnificando un parco e le sue foreste: l’ha boicottato la presunta compagnia di bandiera, nella realtà un gruviera, nessuno dei mandarini al governo gli anni passati, tutti lombardi, fu capace di difenderlo. Prealpina ha chiesto una sorta di risarcimento danni: portiamo la Freccia Rossa a Malpensa, ha scritto lunedì Daniele Bellasio in prima pagina. E’ un affare per tutti: ferrovie, territorio, aziende, compagnie aeree, turismo e commercio. Prima che il mondo si fermasse, l’aeroporto varesino registrò 28,8 milioni di viaggiatori nel 2019. Se non ora quando, con il Pnrr in canna, sparare una ragionevole richiesta e avere uomini che la sostengono. “Richelieu” Giorgetti passi un appunto a Draghi. Aggiungendoci il treno dei desideri Varese-Milano Centrale. Dai: che ci vuole?