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Il rosso e l’azzurro

  • Gianni Spartà
  • 25/04/2021
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Pablito a casa Guttuso

Il maestro aveva appena schizzato su un foglio bianco il bozzetto di una coppa del mondo sollevata in aria dalle mani di Dino Zoff. Giallo ocra il colore del globo, azzurro lo sfondo attraversato dalle maglie bianche delle rete. “Ti piace?” chiese ad Alberto Croci che lui chiamava “Albertino”: era uno dei modelli che frequentavano il suo atelier a Velate e già che c’era assorbiva lezioni di disegno, imparava a impastare i colori, si riempiva gli occhi con i quadri in lavorazione a quell’epoca. Renato Guttuso amava scherzare con la sua corte. Ma quel bozzetto, indipendentemente dal giudizio di Albertino, sarebbe diventato un francobollo da mille lire celebrativo dei Mondiali del 1982 in Spagna. L’episodio riferito da chi c’era, serve a parlare di un periodo artistico poco noto durante il quale il  Gran Siciliano dipinse soggetti legati alle discipline agonistiche. Si sfoglia un suo catalogo intitolato “Elogio dello Sport” e si vedono immagini di pugili sul ring, di ginnaste in passerella, naturalmente di calciatori colti nello sforzo estremo del tiro a rete con in primo piano i muscoli della gamba tesa. Guttuso non era tifoso di nulla , racconta Croci, un velatese cui è toccato in sorte di vivere la quotidianità di uno dei più importanti pittori del Novecento quando da maggio a ottobre lasciava la Sicilia e si trasferiva a Varese. Forse non gl’importava nulla nemmeno del suo Palermo che gioca con la maglia rosa e nera. Ma a un certo punto lo sport, inteso come fenomeno di popolo, lo interessò fino a quella apoteosi azzurra che fu la vittoria dell’Italia ai mondiali di Spagna: finale allo stadio Bernabeu, Bearzot in panchina, il presidente Pertini in tribuna a canzonare re Juan Carlos agitando la pipa. Ed ecco il francobollo che tramanda alla storia un trionfo nazionale raccontato in quel gesto spontaneo e simbolico: le mani al cielo attorno al premio, la coppa d’oro. Da quel momento la villa di Guttuso a Velate, solitamente meta di attori e uomini di teatro, Gian Maria Volontè, Edoardo De Filippo, divenne luogo d’interesse per gli sportivi. E un giorno, come documenta la fotografia qui accanto, a Velate si presentò Paolo Rossi, l’eroe di Spagna, il ragazzo del Vicenza passato alla Juve poi al Milan, l’idolo delle folle da stadio. Guttuso accolse il campione e posò con lui e con Albertino Croci. Al quale potreste offrire tutto l’oro del mondo, forse anche la coppa issata al cielo da Zoff, e mai vi cederebbe quell’immagine. Che è un pezzo di cuore.       

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