Tempo Libero

Da mattina a sera. D’estate e d’inverno. Da soli o in compagnia. Siamo sempre in viaggio, filosoficamente parlando la vita è questa. Poi ci sono i trasferimenti veri e propri e oggi va di moda utilizzare il corpo: i piedi per pedalare o camminare, le mani per issare una vela e prendere il vento. L’alternativa è un trolley da tirarsi appresso salendo su un aereo. Domanda: dimmi perché parti. Dieci le risposte palesi, cento quelle  intime. L’idea di raccontare i miei raid senza motore mi è venuta pedalando verso la Sicilia natia, nove tappe, 1575 chilometri. Ci presi gusto scavalcando il Sempione con meta Parigi, cinque tappe, due borse appese al portapacchi. Il desiderio di narrare è aumentato quando, stavolta a piedi, ho raggiunto Finisterre, cioè la fine del mondo, partito da Santiago de Compostela. Quando, sempre con zaino, racchette e scarponi, ho percorso un tratto di via Francigena fino a Roma. E quando, con mare prima calmo poi forza quattro, ho pregato Dio di toccare terra a Cefalonia su una barca a vela, salpato da Siracusa.Ho imparato di più camminando e pedalando che intervistando  industriali, ministri, criminali e monsignori nella mia carriera di giornalista. Ho accumulato più conoscenza incontrando viandanti che consultando documenti per scrivere biografie di personaggi entrati nella storia. Viaggiare è un infallibile antitarme che conserva pulito il cervello. Da giovani cambiare aria è utile, da meno giovani è umile. “Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita”: me lo disse Rita Levi Montalcini che si è goduta 103 primavere